RIFLETTEVO: "Anche una prostituta può venire violentata?"


MII AUTO RISPONDO: " SI! "  
Perchè la violenza è violenza.

Perchè fino a che guarderemo la violenza dal lato della vittima sarà difficile vedere il problema.
Cambiamo prospettiva un attimo ed osserviamo che colui che violenta ha dei problemi che sono di origine: sociale, culturale, psicologici, patologici e tutto quel che volete. Il lato da guardare, curare, educare, è quello del carnefice.

É tempo di capovolgere il paradigma violenza ed educare al rispetto.



É un lavoro sociale che non parte solo dai genitori, dagli insegnanti o dagli psicologi. Si tratta di cambiare la mentalità delle persone, anche delle donne, rispetto ad un evento che non ha nulla di occasionale, ma nemmeno ha colpe, da parte della vittima, ed ahimè, difficile da credere, nemmeno da parte del carnefice.

Cambiare si può e si deve



Questo slogan cantato in latino America durante una manifestazione è molto importante: dice chiaramente:

"E la colpa non era mia, ne di dove stavo ne di come vestivo. Il violentatore sei tu!"

Ogni cosa che ascoltiamo, leggiamo e viviamo modifica il nostro modo di comportarci.
Ogni nostra azione, parola e, incredibile, anche pensiero, condiziona le persone che ci circondano.
Pensate ai pensieri sociali quanto ci limitano: se socialmente una donna che non sa cucinare è una donna che vale meno, quel giorno che non cucineremo, anche solo perché non ci sentiamo bene, avremo l'impressione di essere una donna che vale meno. Solo e soltanto per concetto sociale generale delle persone che ci circondano.

Educare quindi, alla visione della violenza come fine a se stessa e non come visione di vittima e carnefice è un percorso lungo. Un percorso che, ancor oggi, dopo anni di lavoro su di me, fatico lasciar scorrere e mi richiede spesso attenzione.

vi consiglio la lettura di un libro, anzi due





Buona riflessione a tutti, ma sopratutto, buona attuazione.

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